Roma, 17 aprile 2025 – È ufficiale: sabato prossimo, Roma sarà il palcoscenico di un nuovo round di colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare di Teheran. L’incontro si terrà presso l’ambasciata dell’Oman, in via della Camilluccia, con il ministro degli esteri omanita Sayyid Badr Al Busaidi a fare da mediatore. A rappresentare le due parti saranno il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi, reduce da un incontro a Mosca, e Steve Witkoff, uomo di fiducia del presidente Donald Trump per i dossier più complessi, dal conflitto in Ucraina al cessate il fuoco a Gaza, fino al nucleare iraniano.
La scelta di Roma come sede dei negoziati è stata confermata nelle ultime ore, dopo un percorso tortuoso. Annunciata inizialmente da Axios e avallata dal ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, la notizia era stata smentita dalle autorità iraniane, per poi essere nuovamente confermata a seguito di pressioni dirette di Trump sui mediatori omaniti. Una decisione che, secondo fonti diplomatiche, avrebbe suscitato il malcontento di Gran Bretagna, Francia e Germania, garanti degli accordi JCPOA del 2015, poi naufragati.
I colloqui arrivano in un momento di alta tensione. Lo scorso 7 aprile, Trump aveva annunciato i negoziati durante un briefing alla Casa Bianca accanto al premier israeliano Benjamin Netanyahu, che, secondo indiscrezioni, sarebbe volato a Washington per convincere il presidente statunitense a optare per un’azione militare contro Teheran. Il primo incontro, tenutosi in Oman, è stato descritto da Araghchi come “costruttivo”. Tuttavia, le successive dichiarazioni di Witkoff hanno creato attriti: in un’intervista a Fox News, l’inviato Usa ha prima suggerito una tolleranza per l’arricchimento dell’uranio iraniano al 3,57% per scopi civili, per poi affermare che gli Stati Uniti esigono l’eliminazione completa del programma di arricchimento, una posizione ritenuta inaccettabile da Teheran.
L’importanza di questi negoziati è ulteriormente sottolineata da un recente rapporto del New York Times, secondo cui Israele avrebbe pianificato un attacco ai siti nucleari iraniani già per maggio, piano bloccato da Trump in favore di una soluzione diplomatica. La decisione, maturata dopo mesi di dibattiti interni alla Casa Bianca, segna una svolta nella strategia americana verso l’Iran.
Nella stessa giornata di sabato, Roma ospiterà anche il vice-presidente statunitense J.D. Vance, che non prenderà parte ai colloqui. La presenza di Vance e la scelta della capitale italiana come sede dei negoziati confermano il ruolo di Roma come crocevia diplomatico, in un contesto geopolitico sempre più fluido. Resta da vedere se i colloqui di via della Camilluccia porteranno a un’intesa capace di disinnescare una delle crisi più intricate del panorama internazionale.
fonte. Byoblu.com